Carl Jung e i segreti della felicità

La felicità è il tema più intrigante dei nostri giorni. Non è un caso se l’ho trasformato nell’oggetto principale delle mie indagini e ad essa ho dedicato il mio primo libro, “Allena la felicità!” E non è un caso che uno dei blog più visti e letti d’America sia quello di Gretchen Rubin, – dal titolo “Happiness Project” che ha come obiettivo quello di raccontare le avventure dell’autrice alla ricerca della felicità.

In un articolo del suo blog, la Rubin riporta un’intervista del 1960 in cui il famoso psicanalista Carl Jung, allievo illuminato di Freud, definisce quelli che sono secondo lui i 5 elementi chiave che costituiscono le fondamenta della felicità dell’essere umano.

Eccoli elencati:
1. Una buona salute fisica e mentale
2. Delle buone relazioni personali e intime, come un buon matrimonio, delle buone relazioni con i familiari e con gli amici
3. La capacità di percepire e godere della bellezza, dell’arte e della natura
4. Standard soddisfacenti di vita e di lavoro
5. Un punto di vista filosofico o religioso che sia di sostegno nell’affrontare con successo le vicissitudini della vita

Si tratta sicuramente di fattori fondamentali e per niente scontati, anzi. Di questi tempi, riuscire a raggiungere e mantenere nel tempo anche solo un paio di questi fattori richiede un certo impegno. L’aiuto di un coach potrebbe sicuramente rivelarsi importante ed efficace per ottenere questi risultati.
La Rubin non è d’accordo però con Jung quando egli afferma che “più fortemente si ricerca la felicità, più si è sicuri di non riuscire a trovarla”. Pur non ritenendosi all’altezza di poter contraddire un genio del calibro di Jung, la sua esperienza le fa dire che “più sono diventata consapevole di ciò che riguarda l’argomento ‘Felicità’, più la mia vita è diventata felice”.

Dal mio punto di vista, l’intuizione di Jung è assolutamente vera. La ricerca della felicità non ci può rendere felici, perché il concetto stesso di “ricerca” ci porta a supporre che la felicità risieda da qualche parte all’esterno di noi.

E nello stesso tempo anche la Rubin ha ragione: non è la ricerca della felicità attraverso il raggiungimento di qualche obiettivo esterno che l’ha aiutata ad essere più felice, ma piuttosto la sua maggiore consapevolezza, il fatto di dedicare tempo ed energie a conoscersi, a prendersi cura di sé e di ciò che più conta nella vita.
In effetti, felicità e amore di sé vanno sempre a braccetto.

Mi piace concludere con un pensiero di Robert Holden, l’autore che preferisco sul tema della felicità e che purtroppo in Italia non è ancora stato tradotto. Nel suo testo “Be Happy” egli afferma: “quando dimentichi che sei fatto di gioia, succede qualcosa di veramente strano, cominci a cercare la felicità. Sembra normale, invece ci porta lontano da dov’è la felicità ORA. Tutto il nostro dolore deriva dal pensare che la felicità non sia qui e dal pensare che la sorgente della felicità sia al di fuori di noi stessi.”

L’importante, quindi, non è tanto cercare o non cercare la felicità, ma sapere dove e come cercarla!